CAMBIA IL LAVORO NEI PORTI ITALIANI LE 10 PROFESSIONI DEL FUTURO NEL SETTORE PORTUALE In Italia 58 porti in cui transita il 40% degli scambi import-export. In 40 anni il 28% dei lavoratori in meno, nonostante un aumento di traffico. Si trasformano profili e competenze, nascono nuove professioni in un settore impegnato nelle sfide tecnologica, logistica e di sostenibilità Presentato ieri a Ravenna, presso la sede dell'Autorità Portuale, il rapporto di Randstad Research “Il futuro del settore portuale italiano: le professioni verso cui navigare”

Data pubblicazione: 14/11/2024

Tipo Documento: Comunicazione

Settore: Pubblicazioni Generali

Numero: 163

Il settore portuale ha un ruolo cruciale nell’economia nazionale. Se il sistema marittimo nel suo complesso vale il 3,7% del Pil, le sole attività di trasporto marittimo e di cantieristica dei porti pesano l'1,2%. Con 58 scali principali gestiti da 16 Autorità di Sistema Portuale, passa dai porti italiani il 40% degli scambi import-export del paese. Ma tra il 1980 e il 2020, nonostante un aumento del 21% del traffico marittimo, il numero di lavoratori è calato del 28% per effetto dell'automazione e della razionalizzazione delle attività, con una leggera ripresa nel 2022. Oggi si contano circa 16.500 addetti nel sistema portuale in senso stretto (escludendo gli occupati dei settori marittimo, logistico e dei servizi esternalizzati), con una presenza femminile limitata al 6,3% nell’ambito operativo. 

È la fotografia di un comparto in profonda trasformazione quella che emerge dal nuovo rapporto "Il futuro del settore portuale italiano: le professioni verso cui navigare”, realizzato da Randstad Research, il centro studi di Randstad sul lavoro del futuro, che sarà presentato oggi all’Autorità Portuale di Ravenna. Un settore che - evidenzia l’indagine - per effetto delle sfide tecnologiche, logistiche e della sostenibilità vede evolvere mansioni e competenze richieste ai lavoratori. Mentre si affacciano professioni del tutto nuove che lavoreranno nei porti del futuro, sempre più digitalizzati, sostenibili e integrati.

“I porti sono una risorsa strategica per il nostro paese, in virtù del volume di merci movimentate, della capacità di attrarre investimenti e di stimolare lo sviluppo di infrastrutture regionali, ma affrontano alcune sfide strutturali e organizzative - afferma Emilio Colombo, Coordinatore del Comitato scientifico di Randstad Research -. Come quella tecnologica, che vede nascere terminal quasi completamente automatizzati, operanti h24. E poi quella della sostenibilità, che impone uno sforzo straordinario per raggiungere la neutralità carbonica. E ancora quella logistica, che richiede porti integrati in modalità multimodale con il sistema di trasporto regionale e internazionale”. “Queste sfide - prosegue Colombo - stanno profondamente trasformando il mercato del lavoro portuale che è chiamato a un cambiamento sia nelle tipologie di lavoro che nelle competenze richieste, favorendo una maggiore crescita dell’occupazione femminile. Oggi sono richieste skill sempre più avanzate in ambito organizzativo e digitale ai profili esistenti, ma emergono anche professioni del tutto nuove che saranno cruciali nei porti di domani”. 

Il sistema porti. Nel 2023 le merci maggiormente trasportate attraverso il sistema portuale italiano sono le “rinfuse liquide” (merci liquide non condizionate, 35,2%), seguite dai Roll-on/Roll-of (che salgono e scendono dalla nave attraverso una rampa di carico, 25,6%) e i contenitori (24,3%). Nel 2022 in Italia sono state movimentate 194 milioni di tonnellate di merci all’interno del territorio nazionale. Il primo porto per volume è Genova con il 10,11%, seguito da Livorno (9,10%) e tra i primi dieci, 5 sono nel Sud Italia (tra il 4,78% di Gioia Tauro e il 5,87% di Napoli). Nel commercio internazionale, invece, le merci sono 297 milioni di tonnellate e i due principali porti sono Trieste (19,54% delle merci movimentate) e Genova (10,31%), legati a importanti rotte commerciali con l’Europa 

Professioni e competenze. Nelle aree di attività dei porti, le professioni richieste sono per metà tecnici e metà operai specializzati. Tra le professioni in rapida crescita, ci sono ingegneri industriali e gestionali, tecnici dell'organizzazione del traffico portuale, spedizionieri e tecnici dell'organizzazione commerciale, addetti alla gestione dei magazzini, conduttori di mezzi pesanti e camion, facchini e addetti allo spostamento merci, con impatti significativi sulla composizione delle loro competenze. 

Per alcune di queste, l’aumento del fabbisogno è legato a nuove attività e tecnologie della green economy, che a volte cambia le skill richieste. In altri casi, invece, le attuali professioni svolgono nuove mansioni. Ad esempio, gli ingegneri industriali e gestionali devono anche sviluppare strategie normative per i prodotti, revisionare la letteratura di ricerca, sviluppare modelli computerizzati dei processi chimici, esaminare i piani di costruzione per verificare la conformità con il codice antincendio, analizzare dati biochimici o biofisici, scrivere rapporti. I facchini e addetti allo spostamento merci devono controllare il trasporto, le scorte o altri materiali per eventuali danni, effettuare l'inventario delle merci, delle scorte o di altri materiali utilizzati in loco. 

Le 10 professioni del futuro. Randstad Research ha individuato 10 gruppi di professionisti chiave per il futuro dei porti italiani, nell’evoluzione che li vedrà sempre più digitalizzati, sostenibili e integrati nei sistemi logistici globali, con un’attenzione particolare alla sicurezza e all'efficienza operativa. Eccoli di seguito:

  1. Operatori specializzati nell’automazione e digitalizzazione. In terminal semi-automatici, saranno richiesti operatori capaci di gestire processi automatizzati per stoccaggio e movimentazione merci, ma anche specialisti in IoT per gestire i sistemi che monitorano e ottimizzano le attività logistiche. Questi professionisti devono combinare competenze tecniche e operative, con conoscenza sia dei processi portuali che delle infrastrutture digitali. 
  2. Esperti di sicurezza e automazione. Con l’aumento delle macchine automatizzate e dei sistemi di controllo remoto, saranno cruciali figure specializzate nella sicurezza del lavoro e nell’automazione dei mezzi. L’automazione promette di ridurre i rischi operativi, ma richiede supervisione per garantire il rispetto dei protocolli di sicurezza. 
  3. Professionisti della logistica e del reshoring. Con il reshoring, aumenterà la domanda di operatori logistici specializzati nel gestire traffici Ro-Ro e container, con competenze in pianificazione logistica e una comprensione approfondita dei sistemi di trasporto multimodale. 
  4. Operatori e tecnici portuali versatili. I lavoratori portuali del futuro dovranno essere polivalenti e capaci di adattarsi a più mansioni, dall’uso di gru automatizzate alla gestione logistica dei terminal. L’integrazione di tecnologie digitali nelle operazioni giornaliere richiederà operatori capaci di utilizzare strumenti come palmari e piattaforme di gestione.
  5. Specialisti in sostenibilità e economia circolare. Il focus crescente sulla sostenibilità richiederà esperti ambientali in grado di gestire le infrastrutture verdi dei porti e promuovere la riduzione delle emissioni e l’efficienza energetica. Le nuove professioni includeranno figure specializzate in elettrificazione delle banchine, monitoraggio ambientale e gestione dei rifiuti. 
  6. Formatori e specialisti in sicurezza. La formazione nel settore portuale è cruciale per adattarsi alle nuove tecnologie. Ci sarà una forte domanda di formatori specializzati su nuovi strumenti e tecnologie, come gru automatizzate, droni e piattaforme digitali. La sicurezza sarà un tema chiave, con la necessità di esperti di sicurezza sul lavoro che garantiscano il rispetto delle normative e migliorino le procedure operative. 
  7. Tecnici di manutenzione avanzata. Con l’introduzione di macchine automatizzate e sistemi tecnologici complessi, ci sarà una forte domanda di tecnici specializzati nella manutenzione predittiva, in grado di utilizzare sensori IoT per prevenire guasti e ottimizzare le performance delle attrezzature portuali. 
  8. Specialisti in marketing portuale. Le autorità portuali richiederanno figure esperte in comunicazione e marketing internazionale, in grado di promuovere i porti come hub strategici a livello internazionale per le grandi compagnie marittime e per gestire le relazioni con i clienti globali. 
  9. Specialisti nell’intermodalità. Saranno necessarie figure esperte in integrazione ferroviaria e logistica multimodale, che possano gestire e ottimizzare la movimentazione delle merci su più mezzi di trasporto (treno, gomma, nave). 
  10. Operatori di droni e tecnologie remote. L’uso crescente di droni per la sorveglianza
    e ispezione delle aree portuali e delle infrastrutture richiederà nuovi professionisti, garantendo sicurezza e efficienza. Saranno richieste conoscenze informatiche e digitali, oltre che skill specifiche sull’utilizzo di gru automatizzate, droni e veicoli autonomi, conoscenze delle normative ambientali, polivalenza operativa.

I nuovi profili per ambito. Ma i possibili lavori che nasceranno dall’evoluzione dei porti sono molti di più. Analizzando nello specifico ogni ambito dell’attività portuale, Randstad Research ha individuato 31 nuove professioni specialistiche che potrebbero sorgere nel prossimo futuro. Nella gestione delle risorse energetiche e sostenibilità ambientale, ad esempio, quelle di addetto al monitoraggio delle sostanze tossiche o non biodegradabili, addetto al monitoraggio di impianto di produzione di biocarburanti, addetto al recupero delle batterie esauste per lo stoccaggio di energia, gestore di hub di produzione dell'idrogeno, green transition manager, energy auditor/addetto alla diagnosi energetica, esperto di efficienza energetica ed energie rinnovabili, ingegnere specializzato in produzione di idrogeno da elettrolisi, progettista di piattaforme portuali per il rifornimento a metano liquido oppure tecnico dell’elettrificazione dei sistemi portuali. 

Nell’ambito dell’innovazione tecnologica e automazione, profili di addetto alla telegestione dei macchinari, esperto di AI per il monitoraggio delle emissioni di gas serra via drone, addetto alla protezione dei dati, cyber calamity forecaster, ingegnere dei dati, esperto di telediagnostica, data scientist per la logistica portuale, specialista della trasformazione digitale. Nella progettazione e innovazione di infrastrutture e mezzi saranno impiegati designer di natanti sostenibili, progettista doganale di sistemi sisam, designer Zeb (zero emission buildings), produttore di tecnologie assistenziali indossabili, commercial and industrial designers. 

Nella pianificazione e gestione della logistica e dei trasporti si affermeranno demand planner, pianificatore dei trasporti, pianificatore dell'organizzazione logistica, ingegnere del traffico e dei trasporti, fleet manager. Nella formazione e transizione industriale, formatore esperto in digital reskilling, esperto di riconversione industriale ed export coach. Nel monitoraggio e valutazione ambientale e industriale, addetto al rating per la valutazione dell'impatto aziendale sui mari, addetto alla diagnosi delle risorse non energetiche, energy auditor/addetto alla diagnosi energetica, ingegnere ambientale portuale, manager della sostenibilità portuale.

Il rapporto completo "Il futuro del settore portuale italiano: le professioni verso cui navigare” è scaricabile al link https://research.randstad.it/rapporti/il-futuro-del-settore-portuale-italiano.pdf

A proposito di Randstad Research

Randstad Research (RR) è un centro di ricerca del gruppo Randstad, nato all’inizio del 2019. L’Istituto sorge da una serie di constatazioni rivolte all’attuale mondo del lavoro. Si tratta di una realtà indipendente con un Comitato scientifico composto da studiosi ed esperti di lavoro e formazione. Randstad Research divulga le proprie ricerche con cadenza annuale, trimestrale e mensile, attraverso paper, note e contributi occasionali di ricerca. Gli aspetti oggetto di indagine sono suddivisi in un’area core, rappresentata dall’analisi delle professioni richieste per il futuro, più alcune aree satellite, composte da focus settoriali, partnership e dalla valorizzazione di ricerche e notizie di terzi a cui si desidera fornire visibilità. 

Ufficio stampa Randstad Italia: d'I Comunicazione

Silvia Morelli, email sm@dicomunicazione.it, mobile 338 3052255

Piero Orlando, email po@dicomunicazione.it, mobile 335 1753472

Matteo Menghini, email mm@dicomunicazionne.it, 388 611 4255

Data creazione: 14/11/2024

Data ultimo aggiornamento: 14/11/2024

Comunicazioni e Avvisi correlati

Comunicazioni – Pubblicazioni Generali 04/12/2024
Il 3 dicembre nell'ambito del Festival della Cultura Tecnica 2024, si è tenuto l'evento dal titolo "La supply chain con il sistema dei trasporti intermodali", organizzato da Città metropolitana di Bologna, Interporto Bologna, Fast Freight Marconi, Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centrosettentrionale - PORTO DI RAVENNA e I.I.S. Mattei. Davanti ad una nutrita platea composta dagli studenti di varie classi di differenti Istituti bolognesi, si sono avvicendate le presentazioni della realtà dell'Interporto di Bologna, illustrato da Margherita Banzi, Responsabile Comunicazione e Marketing di Interporto, di Silvia Arceci, Cargo Manager dell'Aeroporto di Bologna, che ha raccontato la realtà aeroportuale dell'Aeroporto "G. Marconi" e di Gaia Marani (nella foto le tre relatrici insieme ad alcuni degli organizzatori), che ha fatto conoscere il porto di Ravenna  ed il ruolo che l'Autorità Portuale esercita nella sua amministrazione. Nel 2024 il Festival della Cultura tecnica è giunto alla undicesima edizione metropolitana, e settima edizione regionale. Cogliendo l’occasione della ricorrenza dei 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi, si è scelto come focus tematico l’Obiettivo 9 dell’Agenda ONU 2030 “Imprese, innovazione, infrastrutture”, per aprire una riflessione sul rapporto tra innovazione tecnologica e diritti/doveri di cittadinanza per le persone, le organizzazioni, i territori. Il Festival della Cultura tecnica nasce a Bologna nel 2014 nel contesto metropolitano bolognese per promuovere, in particolare presso giovani e cittadinanza, il valore delle competenze tecniche e scientifiche in una prospettiva di integrazione tra i saperi, valorizzando il raccordo tra sistema educativo-formativo, territorio e sistema produttivo, per uno sviluppo delle comunità che sia insieme sociale, culturale, economico e attento all’ambiente. Dalla prima edizione a oggi, la rassegna è cresciuta in modo significativo per interesse e partecipazione, arrivando nel 2018 alla diffusione in tutto il territorio regionale. Il Festival della Cultura tecnica è promosso dalla Città metropolitana di Bologna ed è realizzato in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e le Province di Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini. Per consultare il programma completo: https://er.festivalculturatecnica.it/
Comunicazioni – Pubblicazioni Generali 29/11/2024
“Siamo qui a raccontare la storia di un porto in grandissima crescita”, con queste parole Raoul De Forcade ha aperto l’incontro tenutosi a Milano, a Palazzo Giureconsulti, martedì scorso, del quale è stato moderatore. Un incontro promosso da Camera di Commercio Ferrara e Ravenna, Promos Italia e Autorità Portuale di Ravenna, con la collaborazione dell’Istituto sui Trasporti e la Logistica, il Centro Studi e Ricerche SRM e “The International Propeller Clubs”, durante il quale si sono volute presentare per la prima volta a Milano, città che ancora rappresenta un punto di riferimento internazionale per imprenditori, professionisti ed investitori, ad una platea di oltre 50 persone, le nuove opportunità che è in grado oggi di offrire il Porto di Ravenna. Molti gli spunti di grande interesse nei temi affrontati dai relatori. Partendo da una visione più ampia e dai dati raccolti da SRM in occasione di una sua recente ricerca sullo sviluppo dei corridoi logistici container della Lombardia , illustrati da Alessandro Panaro, Head of Maritime & Energy Departmen SRM, che ha poi puntato la propria attenzione specificatamente sul porto di Ravenna. Si è poi passati alla presentazione del “nuovo” porto di Ravenna fatta dal Presidente dell’Autorità Portuale, Daniele Rossi che ha illustrato gli interventi di potenziamento infrastrutturale dello scalo, compreso il miglioramento della rete viaria e ferroviaria, i progetti legati alla transizione energetica ed alla sostenibilità ambientale delle attività portuali, l’eccellenza dei servizi, ulteriormente garantita grazie al forte impulso dato alla digitalizzazione e, non ultime, le opportunità di investimento che il porto è oggi in grado di offrire disponendo di 200 ettari di nuove aree per la logistica, collegate a banchine, strade e binari. Ha concluso la prima parte dell’incontro l’intervento del Presidente di ITL, Guido Fabbri, il quale ha completato il quadro delle opportunità che il porto di Ravenna oggi offre a chi lì si voglia insediare, illustrando quali benefici derivino agli operatori dalla recente istituzione della Zona Logistica Semplificata (ZLS) dell’Emilia Romagna, uno strumento di indubbia attrattività sia in termini di semplificazione amministrativa che di possibili agevolazioni fiscali. Si è poi svolta una interessante Tavola rotonda, animata dal Presidente dell’Associazione Ravennate Spedizionieri Internazionali (ARSI), Claudio Facchini, dal Presidente del Gruppo SAPIR, Riccardo Sabadini e dal Presidente dell’Unione Utenti del Porto di Ravenna, Luca Minardi, che hanno portato la testimonianza degli operatori del Porto di Ravenna per ribadire la qualità dei servizi offerti dal cluster logistico-portuale. i vantaggi esclusivi derivanti dalla disponibilità di aree retroportuali e portuali, la qualità delle connessioni intermodali, stradali e marittime, oltre che la garanzia di uno scalo in grado di ottimizzare le spedizioni sui mercati internazionali e sviluppare una logistica efficiente, sicura e competitiva.
Comunicazioni – Pubblicazioni Generali 28/11/2024
E’stato in questi giorni a Ravenna il Rappresentante dell’Agenzia per il Clima, le Infrastrutture e l’Ambiente della Commissione Europea, Julian Espina, che ha l’incarico di effettuare la visita finale del progetto “Ravenna Port Hub”. Come aveva dichiarato il Presidente dell’Autorità Portuale, Daniele Rossi, già qualche mese fa, i lavori sono oramai tutti conclusi e questo sopralluogo ai cantieri del progetto (progetto al quale l’Unione Europea ha destinato un contributo di oltre 30 milioni di euro), decreta la conclusione di uno degli interventi strategici più importanti che il porto di Ravenna abbia mai conosciuto. Ricordiamo che attualmente il porto di Ravenna ha opere in corso e di prossimo avvio per un investimento complessivo di circa un miliardo di euro. Con il contributo ricevuto dall’Europa sono stati approfonditi i fondali del porto a -12,50 mt., sono state rifatte banchine esistenti ed è stata realizzata una nuova banchina di un chilometro. Il progetto ha poi consentito di rendere disponibili 200 ettari di nuove aree logistiche, di potenziare i collegamenti stradali e ferroviari e, attraverso un forte impulso alla digitalizzazione, rendere più efficienti le procedure legate alle attività di carico e scarico delle merci. Inoltre entro il 2026 i fondali raggiungeranno l’ulteriore profondità di -14,50. e dunque il porto disporrà finalmente di fondali adeguati per accogliere navi di maggiori dimensioni e quindi maggiori volumi di merci che dal porto potranno uscire in modo ancora più rapido e sicuro. Tutto questo senza dimenticare il percorso avviato con investimenti importanti nella transizione energetica per una maggiore sostenibilità ambientale delle attività portuali Si sta vivendo un momento che lo stesso Rossi non ha esitato a definire “storico” per il porto di Ravenna, per la Regione Emilia-Romagna e per il nostro Paese. Un progetto che, rendendo lo scalo ravennate più competitivo non solo ha messo in sicurezza gli oltre 15.000 posti di lavoro che attualmente il porto garantisce, ma ha consentito di creare numerose nuove opportunità di impiego.  “Il completamento del progetto “Ravenna Port Hub:infrastructural works” – ha dichiarato il rappresentante dell’Agenzia per il Clima, le Infrastrutture e l’Ambiente della Commissione Europea, Julian Espina – segna un passo importante per la realizzazione della rete europea dei trasporti, e in particolare del Corridoio Mar Baltico-Adriatico, recentemente esteso fino a Bari, e del Corridoio Mediterranean Core Network. Questo progetto consente di sbloccare e potenziare la capacità del porto di Ravenna migliorandone l'accessibilità e la connettività e allo stesso tempo di garantire rotte di trasporto europee solide e forti, da e verso uno dei principali porti europei in termini di volumi di transito, contribuendo a migliorare anche l’integrazione intermodale lungo i due corridoi europei”. “Grazie al successo di questo progetto di potenziamento infrastrutturale del porto – ha affermato il Presidente dell’Autorità Portuale di Ravenna, Daniele Rossi, possiamo oggi dire che esiste un modello Ravenna. Un modello basato su valori e competenze, su una visione condivisa del futuro, su una convergenza di intenti tra pubblico e privato che ha consentito di fare le cose nei tempi e nei modi previsti. La conclusione del progetto Hub portuale, consente al porto di Ravenna, unitamente a tutte le altre progettualità in corso, di assumere un ruolo chiave quale hub logistico tra Mediterraneo del sud, nord Africa ed Europa continentale”

Questo sito web utilizza cookie tecnici necessari per il corretto funzionamento delle pagine; NON sono utilizzati cookie di profilazione finalizzati all'invio di messaggi pubblicitari in linea con le preferenze manifestate dall'utente nell'ambito della navigazione in Rete. Il sito web consente l'invio di cookie di terze parti (tramite i social network). Accedi all'informativa estesa, per leggere le informazioni sull'uso dei cookie e su come scegliere quale cookie autorizzare.

Privacy policycookies